martedì 23 maggio 2017

Riflessioni in treno

Avrei voluto procedere ancora, il mio treno, lo stesso che ogni mattina mi dondola fino in città, oggi non lo avrei voluto lasciare 
Quanti momenti, risate, dolori può custodite un treno.
Non finisce mai di assorbire e di ingurgitare tutto ciò che le persone gli vomitano addosso ogni giorno e lui ignaro le trattiene, le trasforma contenendole in un lungo viaggio senza arrivo.
Riflettevo mentre stavo completando il libro di Haruky Murakami (l'incolore Tazaki Tsukuro e i suoi anni di pellegrinaggio)
Il protagonista costruisce stazioni e le progetta in modo da essere più comode e accessibili possibili.
Li dove le persone e i destini si incrociano, là dove la vita sembra scorrere troppo frenetica.
Ho scoperto degli occhi, in realtà ho fatto fatica ad incrociarli perché lui li teneva bassi, mi ha evitato, ha aggirato l'ostacolo.
Io con la mia gonnellina giallo estate e il top di pizzo bianco truccata in modo leggero ma con il mio rossetto Mac rosso acceso, e lui invece, lui vestito di stracci e di fuliggine nera, la sua testa bassa e il passo lento di chi non ha più fretta.
Per un attimo le nostre vite si sono sfiorate, quanti pensieri, quante illusioni quali progetti.
Mi guarda appena, non gli interesso, non ha importanza nulla di ciò che può riguardare la mia vita e neanche la sua.
Penserà la stessa cosa di me mi dico, i suoi occhi sono spenti, gelidi, come quando sopravviene la morte e mancano pochi secondi all'ultimo respiro.
Mi angoscia, così mi scanso e mi allontano. Mi sposto, mi tolgo dal mezzo, levo il disturbo.
Sono entrata nel suo mondo, mi sono sentita un invasore, un giudice.
È tutto un attimo e mille pensieri mi affollano la mente.
Lo cerco ancora e non lo trovo nella mia visuale fino a quando ad un tratto mi giro e vedendolo dietro le mie spalle quasi salto in aria come un ladro sorpreso all'improvviso a rubare.
È un attimo, lui mi guarda e vedendomi sussultare dalla paura mi regala un meraviglioso sorriso rassicurante che dai suoi pochi denti sprizza tutta la gioia di quell'istante e chissà di quanti altri momenti in cui invece la gioia l'ha repressa perché non avrà ritenuto opportuno esprimerla.
Si volta per tornare al suo 
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giaciglio, i suoi cartoni, lo seguo con lo sguardo, lui, i suoi tre cani ben addestrati e la loro voglia di vivere e di lottare.
Grazie signor sconosciuto per avermi donato un sorriso di quello vero, puro e sincero. 
Sono tornata a cercarti poco dopo, ne sarebbe valsa la pena, ma tu te ne eri già andato e li su quel piccolo povero posto di carta solo una bottiglia e una latta di mangiare per cani. 


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