mercoledì 3 febbraio 2016

Ascoltando Bob Marley

Oggi un estratto del romanzo "Quello che so di te" in un momento di vita di Melissa a New York,
in ricordo di una grandissima star che è Bob Marley.
Da non perdere le tappe del concerto del figlio di Bob Marley, Damian Marley in tour per il nostro Paese.
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da Melissa:
-Ho sentito tempo fa che un solo clochard era rimasto a vivere nei pressi della piazza più famosa di New York, e per quanto gli fossero state offerte opportunità per una vita migliore dentro un centro di accoglienza ed assistenza, lui si era sempre rifiutato dicendo che la piazza era sua dai primi anni novanta, da quando il posto prima occupato da spacciatori e criminali aveva lasciato spazio alla polizia e ai turisti.
Certo, deve essere pazzesco vivere poveramente in strada in un posto ricco e lussuoso come Time Square, penso che i poveri, ad un certo punto della loro rassegnazione, guardino i ricchi nella stessa maniera di quando noi guardiamo il grande fratello alla tv, come se fosse tutta una messa in scena e come se limousine e gioielli fossero finti.
Lo cerco con lo sguardo, ma è davvero impossibile andarlo a scovare.
Invece un personaggio attira di più la mia attenzione.
È una ragazza, sembra molto giovane, tiene in mano una custodia di chitarra con lo strumento dentro, suppongo, e i suoi indumenti sono da vera rocchettara.


Indossa dei pantaloni in similpelle attillatissimi abbinati ad una maglietta dell'Hard Rock Cafè, e mi sembra che abbia ai piedi un modello che se non è uguale, deve essere molto simile a quello delle scarpe che ho appena acquistato, ma di colore viola, i suoi capelli sono lunghi biondissimi e qualche ciocca verde ancora più lunga le scende giù sulle spalle.
Senza pensarci un attimo, decido di seguirla, so di certo che non è una buona idea seguire una Newyorkese, potrebbe portarmi ovunque, ma anche questa è una possibilità che forse nella vita non riavrò mai più.
Le corro dietro, non è velocissima, credo che il modello di chitarra che si porta dietro sia abbastanza pesante, forse è una chitarra elettrica, si guarda in giro come se cercasse qualcuno, ed è così che all'improvviso sale su un'auto ed io temo di perderla.
Mi infilo immediatamente nel primo taxi che trovo libero, e chiedo gentilmente all'autista di seguire la ragazza, dicendogli che è una mia amica.

Il tizio è mulatto, in verità mi sembra un sud-americano, ha capelli lunghi con treccine rasta, sta ascoltando un cd di Bob Marley, la canzone è “No Woman No Cry”. La ascolto con intensità e, mentre ci intrufoliamo nel traffico, i miei occhi iniziano a seguire le vite degli altri dai finestrini, ci sono tantissimi gruppi di turisti, tra cui alcuni che schiamazzano accanto al semaforo e che sembrano proprio degli italiani, non capisco cosa stanno dicendo, ma dal loro accento e dal modo di fare, credo che gli manchi in fronte solo un bollino con su scritto “spaghetti”. Vedo ancora tantissimi uomini in giacca e cravatta, i classici manager che si vedono nei film quando si parla di economia e di borsa, e quella visione mi riporta immediatamente a quello che ho lasciato a Roma.
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