lunedì 23 luglio 2018

Un compleanno in arrivo

Una giornata strana il lunedì, diciamo che si sta in bilico tra ciò che si è vissuto nel week-end e ciò che si programma per i giorni successivi.
Io ad esempio non ho fatto grandi cose questo fine settimana ma ho avuto grandi soddisfazioni dai miei bambini pelosetti, ne ho quattro, ed è vero che la scelta non è mai semplici su a chi si deve dedicare quel pizzico di tempo in più.
Così la scelta è andata su Harley, lui è un pechinese bicolore, intelligentissimo, vivace e anche un po' dispettoso, ma la cosa più bella del suo carattere che lo contraddistingue, è la sua dolcezza.
Mi riempie sempre di baci e di attenzioni e quando torno a casa aspetta il suo turno per essere coccolato a dovere, nella scala di importanza del branco, lui è il vice capo, diciamo che in realtà ha tentato svariati colpi di stato ma senza mai riuscire a spodestare quel testone di Kirby, un pechinese imperiale del quale vi racconterò la storia prossimamente.
Quest'anno Harley compirà due anni ad Agosto e questa volta voglio festeggiarlo.
Non ci crederete mai, ma il mese scorso, abbiamo festeggiato il compleanno di Arthur, un maltesino tutto pepe che vi presenterò a breve, abbiamo realizzato una torta, preso i pop corn (adatti a loro) e comprato un regalino, e così, tutti in ordine ed in fila, incluso Oliver, arrivato da poco in casa dalla strada ( prometto che conoscerete anche lui) con le cravattine ed occhi più curiosi che mai, ci siamo imbattuti in una festicciola improvvisata a sorpresa.
E lì ho compreso che tutti i quattro cagnolini hanno goduto del momento di gioia ed hanno capito che qualcosa di bello stava avvenendo, una festa di compleanno a tutti gli effetti, con coccole, giochi ed attenzioni tutte per loro.
Magari mi direte che tanto i pelosetti non sanno cosa si festeggia e che le feste sono più per gli umani, e su questo potrei anche essere d'accordo, ma vi assicuro che negli occhi dei miei bambini a quattro zampe ho visto sprizzi di allegria e curiosità, si sono divertiti, hanno gustato un pranzetto diverso dal solito e hanno giocato, quindi, chi se ne frega se il festeggiato non ha capito esattamente di aver compiuto un anno o che la festa era nello specifico per lui.
Ed allora, avendo festeggiato in casa abbiamo cominciato a pensare che una festa per i cagnolini deve essere all'aperto, deve essere un giorno speciale per loro, magari una gita al fiume, una passeggiata più lunga in campagna e la condivisione di giochi e leccornie con gli altri bimbi pelosi invitati.
A volte non si trova il tempo per rendere onore a tutte le attenzioni che i nostri amati cuccioli ci danno, ed allora, perché non farsi perdonare in qualche giorno speciale e dedicarsi completamente a loro? 
Io l'ho fatto, ecco, lo ammetto, ho festeggiato il compleanno di Arthur ed ora sono pronta per quello di Harley con passeggiata alle gole dell'Alkantara, torta e corse nei prati sconfinati, insomma, aspetto questo lieto giorno con ansia e ritorno anche io un po' bambina, mi trasformerò in un cagnolino anche io prima o poi?
www.partydog.it

giovedì 14 settembre 2017

Basta Violenza Alle Donne

Non piove ancora.
la speranza sarebbe giusto questa, che ogni lacrima si potesse sciogliere e confondere con quelle che vengono giù dal cielo.
E' difficile descrivere il dolore di un amore che non c'è più. ed è ancora più difficile quando il dolore che si prova è non solo al cuore ma anche al proprio corpo.
E' impossibile pensare che lui, proprio lui, un giorno ti ha dato quello schiaffo a cui ne è seguito un altro ed un altro ancora.
Non te ne fai una ragione, non ci credi e la tua mente lo annulla quasi, lo giustifica, lo cancella fino a che un giorno e un altro ancora la stessa storia si ripete.
Un incontro di sguardi, una fermezza nei suoi occhi che ti dà sicurezza e che scambi con amore e protezione.
E poi, quella gelosia, tiene troppo a te per lasciarti scappare via.
Mi hai detto che nessuno mai mi avrebbe amato più di te, mi hai chiesto di rimanere tutta la vita uno accanto all'altra, e poi, cosa è successo?
Non ti riconosco più e forse tu non riconosci me, eppure sono io, la stessa persona che dicevi di amare, la stessa per cui avresti fatto qualunque pazzia, ed invece la tua follia disumana l'hai scatenata su di me.
Mi hai lasciata moribonda in casa dopo avermi fracassato il cranio, dopo avermi aggredita stringendomi le mani al collo.
Ho solo ventiquattro anni e la vita sembrava sorridermi fino a quel maledetto giorno.. 


TI PREGO LASCIAMI ANDARE


E' buio.
Intorno tutto tace, e se non fosse per questo ronzio assordante che riecheggia nella mia mente, penserei che è stato tutto un sogno.
Eppure no, sento chiaramente un rumore insistente che si insinua nella mia testa partendo dalle mie orecchie, salendo tra le mie vene, scorrendo nel mio sangue.
Il sangue.
Mi sembra di avvertirne l'odore, lo stesso sapore dolciastro che avvertivo da bambina quando soffrivo di epistassi.
Ma non ci sono le braccia di mio padre a confortarmi.
Dovrebbe essere notte, non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui non si sente alcun cenno di vita umana lì fuori, i miei vicini saranno già andati a dormire e, per quanto siano rumorosi, stavolta staranno dormendo proprio profondamente, e con loro anche il piccolo bebè che colora la loro vita.
Si sono sposati da un anno e mezzo circa, lei era incinta e così hanno deciso di tenere il bambino e andare a vivere insieme per condividere la loro vita per sempre.
Per sempre si suppone, ma non è certo ciò che gli potrebbe riserbare la sorte.
Sembrano davvero una coppia felice, e a volte la sera, quando rientrano da fuori dopo una giornata trascorsa in allegria con gli amici, li sento ridere e scherzare prima di coricarsi.
Mi fa un po' di gelosia vederli così felici e uniti.
Anche se ultimamente le cose sembrano andare  peggio, forse il bambino non li fa dormire molto, e questo deve portare necessariamente del nervosismo e della tensione alla coppia.
Ricordo che quando  lui si è trasferito qui al secondo piano non stava ancora con questa bella biondina: è sempre stato un Casanova e ogni sera portava a casa una donna diversa.
Il mio uomo ne è geloso pazzo, tanto che quando lo incontriamo insieme sulle scale non devo neanche salutarlo.
Certo Casanova è un bell'uomo e mi ha attratto da subito, dalla prima volta che l'ho visto, anche se non ho mai pensato ad una vita da trascorrere con un tipo del genere accanto.
Il mio uomo ideale non è un tipo superficiale, deve ricoprirmi di attenzioni, deve sapere in anticipo ciò che desidero per il mio compleanno, conoscere cosa amo mangiare e, perché no, anche venirmi a cercare quando mi nego perché sono imbronciata con lui.
Si, venirmi a cercare, mostrare di essere disposto a fare follie per me, fare il pazzo sotto casa mia, PRETENDERMI. 
(estratto dal libro "ti prego lasciami andare "di Tiziana Bosco)

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/353885/ti-prego-lasciami-andare-2/

martedì 25 luglio 2017

ti ritrovi a sognare

Strana la vita, un giorno ti ritrovi a sognare tra le braccia di quello che credi sia l'uomo della tua vita, ed in un attimo invece ti senti a pezzi e l'unica cosa che vorresti è mettere la testa sotto la sabbia per non vedere e ascoltare più nessuno. 

L'altro giorno dopo aver salutato il mio ragazzo, badate bene, la sera prima si era accennato ad una vita insieme e la notte non avevo fatto altro che pensare e sognare il giorno del nostro matrimonio, mi imbatto in un uomo di un tale fascino e di una bellezza da paralizzarmi faccia e gambe con un semplice sorriso. 

Avete in mente quei momenti in cui il vostro cuore sembra fermarsi e non riuscite quasi più a respirare? 

Basta un fulmine a ciel sereno e tutto ciò di cui eravate sicuri inizia a vacillare e ad insinuare dubbi nella vostra mente e nella vostra memoria. Così cominci a chiederti: sono sicura che ho detto al mio ragazzo di amarlo? Sono certa di non aver manifestato alcuna incertezza quando mi ha donato l'anello di brillanti? E così via per tutto il giorno. Per non parlare poi degli sforzi cercando di immaginare la vostra faccia quando avete incontrato il magico sorriso dai denti splendenti. Avrò balbettato? Avevo un solo capello fuori posto? Il rientro a casa è poi sempre dei peggiori sin da quando cominci a non rispondere alle prime telefonate e fingi che a casa non ci sia nessuno quando la vicina ti cerca per scambiare due parole. E così scalza e silenziosa non puoi neanche mettere su la tua playlist preferita o guardare qualche puntata della tua serie preferita anni novanta. Prendi un libro, quella sarebbe l'occasione giusta, certo se non fosse che l'ultima volta che hai utilizzato gli occhiali ti trovavi in quell'appartamento, si, proprio nella casa della tua infanzia dove hai ficcato il naso pensando non ci vivesse nessuno ed invece sei stata cacciata via a brutte parole da un individuo per niente raccomandabile. E' mia la colpa, sicuramente non avrei dovuto infilarmi in quella casa che non mi appartiene più, ma dopo aver girato per Roma a zonzo sui soliti bus che decido ogni tanto di prendere al volo, mi sono ritrovata per caso proprio lì, difronte al palazzo dell'appartamento della mia infanzia. Avevo deciso quella mattina di gironzolare per la mia città per immergermi tra la gente, scrutarne gli sguardi e le loro vite. Sarebbe stata una giornata normale fatta di sguardi, silenzi, pensieri, ed invece mi ero lasciata travolgere da una maledetta nostalgia che mi aveva portato a scavalcare quel benedetto davanzale e a trovarmi nei pasticci in men che non si dica. 

E' Agosto mi ero rassicurata, la casella della posta era piena zeppa di posta non ritirata e il mio cervello aveva perso colpi convincendomi che i nuovi proprietari fossero in vacanza. 

Ricordo che quella mattina era scoppiato un temporale estivo ed io dopo aver perlustrato le stanze della mia memoria d'infanzia, avevo approfittato anche del bagno e della cucina.

D'improvviso era arrivato quell'uomo, aveva girato la chiave nella serratura della porta d'ingresso  e si era trascinato sulla sua sedia a rotelle sorprendendomi e lasciandomi totalmente di stucco. 

Quando avevo cercato di spiegare e di porgere le mie scuse, questo con occhi furibondi mi aveva cacciata umiliandomi e maledicendomi come se fossi stata una ladra. 

Ero scappata via di corsa lasciando lì la mia pochette del trucco e con questa anche gli occhiali. 

Mi ero sentita devastata da quell'uomo e i suoi occhi ardenti mi avevano appiccicato addosso una cattiva sensazione che mi aveva accompagnata per diversi giorni. 

Però avevo impresso nella mia mente ogni istante di quell'incontro con lui, il suo viso, il timbro della sua voce calda che aveva rimbombato ancora e ancora nei miei timpani e, come se non bastasse, le sue labbra colorite e ben scolpite nascoste appena dalla sua barba, dovevano, per qualche motivo a me ignoto, aver scatenato in me un non so che, una qualche tipologia di immaginazione folle. 

E questo era davvero troppo.

Ed ora, mi trovo in un bel pasticcio come al solito e devo affrontare un grosso dilemma: rinunciare ai miei occhiali (ho deciso) o forse... potrei pensare di rifare un salto alla cara vecchia abitazione, chissà magari il tipo, non è poi così burbero....


lunedì 12 giugno 2017

Città vuota

Arriva l'estate, la senti nell'aria.
Il profumo del mare e dei fiori colorati ci risveglia al mattino e ci culla la notte quando lasciamo le finestre aperte.
La sentiamo l'estate, nonostante la perdita della nostra natura umana che ci farebbe capire dall'odore della terra se fuori ha piovuto invece di collegarci al meteo nazionale, che dico, dell'intero globo terrestre.
C'è fermento nell'aria, tutti si apprestano a fare e organizzare non si sa bene cosa, programmano bagni al mare e gite in pineta, o magari anche un lungo viaggio che li porti via lontano per un mese intero.
Altri invece ci accontentiamo di un'amaca in giardino o anche soltanto di un tavolino con due sedie nel nostro balconcino di casa per ululare alla luna nelle serate più stellate.
Ad un tratto i paesini di mare si riempiono e i pescatori vengono turbati nella loro abituale quiete invernale;
Il rumore degli avventori disturba il loro dialogo con il mare, chissà cosa si confidano, chissà quali sono i loro segreti che sussurrano alle sirene quando lasciando i profondi abissi si affacciano timide.
Così pian piano la città si svuota.
Le strade deserte ci accolgono la sera avvolgendoci in un  silenzio quasi solenne che regala voce ai pensieri.
Ricordo il rientro delle vacanze da bambina, aspettavo ogni anno quel silenzio magico della mia città che mi attendeva immobile, fedele.
I palazzi mi guardavo dormienti schiudendo appena le palpebre e gli alberi sembravano chinare le loro chiome al mio passaggio.
Quegli istanti, quei momenti freschi che cercavo di portare con me su a casa per farne tesoro.
Dove sono rimaste quelle sensazioni di quando le maniche corte le indossavi a fine giugno e le prime ciliegie ammaccate coloravano la tavola di rosso chiaro?
Dove sono le stagioni?
Tutto sembra essersi mescolato in un cocktail inodore dal gusto indistinguibile.
La strada ferrata della mia città è quasi deserta e la stazione abbandonata, custode di sguardi e frasi sussurrate poco prima della partenza.
Corriamo tutto il giorno, di corsa sulle scale e poi immersi in un frastuono assordante che ci martella la testa e così poi non siamo neanche capaci di goderci il rumore del mare che si posa leggero sui sassolini.
Mi Piaci città vuota, mi piace il tuo odore, il tuo silenzio.
Mi piacciono i tuoi ricordi delle risate dei ragazzi all'uscita di scuola, amo il tuo abbraccio, la tua grandezza.
Ti amo città vuota, anche quando mi abbandoni lasciandomi sola su un muretto sporco  
e spigoloso.
Ti amo, anche quando mi fai male perché intrappoli con le tue braccia qualche povero diavolo che ti sbraita contro perché non ha nessuno se non te.
Ti amo città vuota estiva, finestra che si schiude e mi guarda con sospetto dal di dentro, vi amo gatto che corteggi la mia luna e rondini che sfrecciate allegre nel cielo blu.
E poi mi tradisci, d'inverno diventi d'improvviso insensibile, fredda e a volte non sei del tutto affidabile, riesci a fare paura quando così frenetica quasi non ti accorgi della mia esistenza.
Mi manchi città vuota quando le urla nervose dei passanti mi attanagliano lo stomaco, e mi manchi quando diventi caotica e sporca di giorno e crudele e buia di notte.
Dovresti smettere di continuare ad ingurgitare tutto ciò che incontri ancora ed ancora senza neanche chiedere cosa metti sotto i denti.
Dovresti smettere di sputare rifiuti ovunque e abbandonare nuvole del tuo fumo che mi intossica e mi toglie il respiro.
Vago per le strade che si intrecciano come grovigli di pensieri senza senso, e tu stai lì, ad attendere misteriosa e affascinante come sempre.

mercoledì 7 giugno 2017

A spasso con Kirby

A Spasso con Kirby
Siamo pronti e profumati per una nuova passeggiata.
Il bagnetto è fatto, il pelo spazzolato e i collarini appesi li sulla porta.
I miei tre cagnolini osservano spesso i guinzagli e pronti all'uso e per come li fissano sembrano quasi impegnarsi a volerli far muovere con la forza del pensiero.
Kirby mi guarda negli occhi cercando approvazione del fatto che tra breve la mia mano si convincerà a compiere il tanto anelato gesto.
Perché non prendi il guinzaglio sembra dirmi, ed il piccolo Harley da bravo cucciolo inizia a guaire sperando che non lo lasci in casa.
Nina(la cosiddetta Lupa) con i suoi 35 kg di morbidezza è già lì che scodinzola ansiosa.
Siamo pronti e appena mettiamo il muso fuori i miei tre bambini a pelo lungo sembrano sorridere.
Annusano i fiori e con le orecchie accarezzate dal tiepido venticello primaverile, sembrano con ogni sguardo che mi lanciano di tanto in tanto, ringraziarmi felici come dei bambini che giocano spensierati al parco giochi.
Passeggiando tranquilli e con lo sguardo dei classici cagnolini viziati, li guardo e mi viene in mente quel famoso giorno di Natale.
Eravamo in città e al caldo delle nostre mura domestiche ci apprestavamo a pranzare.
Focacce e antipasti erano già sulla tavola e il profumo di panettoni fatti in casa e dolcetti allo zenzero si diffondevano nell'aria facendoci pregustare una giornata di relax e gioie.
Era arrivata da due giorni Margot in casa, una cucciola di Maltese ( di mia sorella) bellissima e intelligentissima e tutte le attenzioni e il nostro stupore erano per lei.
Margot, la nipotina a pelo lungo di casa, la principessa morbida e bianca che ci avrebbe intrappolato tra le sue lunghe ciglia.
I bambini di casa piangevano, volevano un cagnolino anche loro, cosa che al momento non ritenevamo una possibilità nelle nostre vite.
D'improvviso suonano al campanello, è la vicina, " per caso il vostro cagnolino è scappato?"
Il nostro cagnolino? Fuggito?
" non abbiamo cagnolini"...
C'è un cucciolo sugli scalini di casa vostra, ci dice indaffarata e premurosa la signora Lia.
In un battibaleno ci precipitiamo veloci giù per le scale per andare a vedere con i nostri occhi di cosa si tratta.
È infreddolito, sporco, indolenzito e sembra molto debole a causa della fame.
È il piccolo Kirby , un pechinese imperiale che in questo momento di regale non ha proprio niente, anzi, gli manca il pelo in tutto il corpo e sembra essere malato e sofferente.
Mi guarda profondamente negli occhi, vuole capire, vuole sapere se si può fidare di noi.
Lo invitiamo ad entrare e la sua incertezza è il risultato di tutti i traumi che deve aver subìto.
Scodinzola nervoso e affaticato decide a testa bassa di entrare.
"Forse questa volta mi andrà meglio, forse ad un gesto  di carezza non  seguirà un colpo in testa o sul mio musetto"
I pensieri di Kirby si susseguono velocissimi come i battiti del suo cuoricino.
Ha una tristezza negli occhi che soltanto guardarlo disarma, colpevolizza solo per il fatto che un mio simile deve avergli fatto qualcosa di veramente brutto oltre ad averlo abbandonato.
Finalmente si rifocilla con una pappa calda e della buona acqua fresca.
È riconoscente, glielo leggo sul faccino, con il suo nasino nero a ciliegia e la boccuccia aperta che sembra sorridere e ringraziare.
Aveva una casa, una cuccia e quando la sua padroncina rientrava a casa dal lavoro, il cuore gli batteva forte e lei era tutto il suo mondo.
Amava fare con lei le passeggiate e farsi coccolare, spazzolare, fare il bagnetto e farsi profumare, ma la cosa più che amava di più in assoluto, il profumo della sua pappa preparata con dolcezza che gli smuoveva già il pancino vuoto.
"Con che amore mi prepara la pappa la mia padroncina, mi adora, non ci lasceremo mai."
Ma un giorno di tempesta, un giorno che di più brutti non poteva immaginare, il povero cagnolino era stato dal dottore, questo gli aveva diagnosticato un tumore ai testicoli e il suo bellissimo manto bianco aveva finito per cadergli in breve tempo.
La sua padrona lo aveva preparato come sempre per la passeggiata quella volta, che strano però, sembrava più tesa del solito, pareva sfuggire lo sguardo del suo amato cagnolino ed evitava di accarezzarlo e coccolarlo tra le sue braccia.
C'era stata una lunga discussione in casa con glia altri componenti del "branco" ma lui non ne aveva afferrato il significato, aveva solo capito che riguardava lui però.
Era lui l' oggetto della tanto animata discussione.
La guardava negli occhi mentre lei guidava velocemente senza porgergli neanche un sorriso.
Kirby pensava che era una gita a sorpresa, doveva necessariamente essere così, non conosceva il posto, gli odori gli erano del tutto nuovi.
Certo un posto strano per un picnic, non ci sono alberi, uccelli o farfalle da inseguire, solo molte auto e frastuono.
Lo aveva fatto scendere dall'auto, lo aveva accarezzato con le lacrime agli occhi e gli aveva detto di aspettare li che sarebbe tornata.
Aveva detto proprio così, stai buono piccolino, tornerò presto a prenderti e poi, senza più voltarsi indietro se n'era andata lasciandolo li.
Le ore erano trascorse ed anche la notte.
Non capiva cosa stesse accadendo, eppure lui era stato buono, aveva aspettato in silenzio e senza muoversi, così come gli aveva detto lei prima di andare via.
Forse aveva avuto un'emergenza, una distrazione per la quale lei si era dimenticata del suo migliore amico, del suo cagnolino.
Kirby non riusciva a capire, di lei nessuna traccia, non c'era il suo profumo nell'aria, e neanche il suo dolce timbro della voce.
Il suo pancino brontolava ed anche la notte stava già per colorare di blu il cielo.
Non può essere vero si diceva il piccolo cane, forse troverò un po' di acqua e qualcosa da assaggiare, mi sposterò poco, così quando lei tornerà mi troverà.
Iniziava a zoppicare e non riusciva a trovare nulla di familiare intorno a lui.
Ricordava qualche odore e gli sembrava di aver fatto quella stessa strada in auto ma le auto sfrecciavano e lui non si era mai trovato da solo in una grande città.
È Natale, forse un angioletto mi prenderà e mi farà trovare qualcuno che mi aiuti.
E andò proprio così, difficile a credersi ma quel giorno era per tutti noi l'inizio di una nuova vita, Babbo Natale ci aveva regalato un cagnolino fantastico che avrebbe riempito i nostri cuori di gioia e da quel momento come in una favola meravigliosa, tutti vissero felici e contenti.

lunedì 5 giugno 2017

Riflessioni lontane " in un Giorno Di Sole Qualunque "

Noi siamo così.
Siamo forti e non ci pieghiamo facilmente. A volte la vita ci porta dolori, problemi, ingiustizie, a volte ci dicono che siamo il sesso debole, ma lo sappiamo bene solo  noi che non è così, non siamo deboli, non siamo indifese, siamo semplicemente donne.
Forse siamo troppo ingenue a volte e tendiamo a fidarci e a perdonare, ci facciamo urlare contro, deridere e addirittura a volte riusciamo a perdonare se non ci sfiorano con un fiore  ma ci massacrano con dei calci.
Non so se la debolezza stia proprio nel perdonare o è la forza che sta nel riuscire a farlo.
Mi viene in mente il concerto di Manchester di ieri organizzato dopo i fatti degli ultimi attentati da Ariana Grande.
Ancora una donna, una ragazza di ventiquattro anni che nonostante tutto si rialza e canta di pace ed amore, che aldilà della giovane età è riuscita a coinvolgere Big della musica inglese, che certo, hanno anche agito per una giusta causa. Pensavo che forse poteva essere una buona propaganda per lei o per l'etichetta discografica un evento del genere, ma poi quell'atmosfera di ieri mi ha incantata, quelle lacrime di lei venivano giù dal cuore e non dal viso.
Se solo si riuscisse tramite la musica e per mezzo di chi ha la possibilità a far cambiare qualcosa in questo mondo.
Non è concepibile continuare a vivere pensando che da un  momento all'altro si può essere schiacciati come delle formiche mentre passeggi lungo il London Bridge.
Non piangeva solo Ariana ieri al concerto, piangevano migliaia di persone, di teenager, e le loro lacrime erano urla disperate di dolore per un mondo che si sono trovati così come era senza che nessuno lo avesse mai chiesto né voluto 
Ci sentiamo impotenti, questa è la verità, e forse lo siamo, ma che l'unione fa la forza è anche una grande verità.
In un Giorno Di Sole Qualunque 
E ancora si muore? Ancora si spara e gli attentati annientano i momenti di gioia puri, mortificano la vita.
In una giornata  di sole come questa mi ero preparata già all'idea di andare al concerto con lui, ci sarebbe stata  di certo la nostra canzone, quella di Ariana che fa "Let me love you"
I miei si sono convinti, finalmente questa sera mi manderanno da sola con lui, ho compiuto solo ieri 17 anni e mi sento pronta ad affrontare la vita come se fossi nata nuovamente, mi sento cresciuta, mi sento una donna.
Ieri mio padre ha cercato di convincermi a portare con me anche mio fratello più piccolo, ma mia madre per fortuna non è stata d'accordo.
Finalmente saremo soli io e lui, certo in mezzo a 20mila persone!
Mi sono fatta bella stasera ma ho preferito un abbigliamento semplice, un top bianco con delle paillettes azzurre e un paio di jeans strappati.
Ho indossato la collana che mi ha lasciato mia nonna prima di morire, la porto sempre con me.
C'è una splendida temperatura fuori e il profumo della primavera mi fa battere forte il cuore.
Andiamo con la metro, mano nella mano, ci fissiamo intensamente io e il mio ragazzo e noto che anche lui si è curato nei minimi dettagli con il gel nei capelli e la camicia bianca di cui ha lasciato sbottonati i primi due bottoni. 
Siamo in largo anticipo e la folla in treno ci preme .
Saremo stretti come sardine (in scatola tipica espressione antiquata di mia madre) all'Arena di Manchester, ma forse sarà più bello così, e avremo la scusa di tenerci stretti.  
Sono emozionata, si comincia a sentire il tipico fermento di quando allo stadio sta per cominciare la partita del cuore e finalmente sta per entrare il nostro idolo al concerto.Ariana Grande dopo ore di attesa 
È lei, eccola, la vedo da lontano tra la folla che spinge ed esulta.
È bellissima e le sue canzoni mi danno i brividi.
Il mio ragazzo mi tiene stretta quasi a proteggermi dal resto del mondo e tra le sue braccia la gente intorno sembra quasi non esistere .
Una splendida giornata questa, non la dimenticheremo mai per tutta la vita gli sussurro all'orecchio, mentre lui mi accarezza il viso e mi bacia.
La Musica vola alta nel cielo ed io all'improvviso mi sento come se stessi sospesa in aria. Sono emozionantissima, sta iniziando una nuova vita per me, ne sono sicura.
Certo, mi mancano i miei genitori e mio fratello e sono certa che anche se è un po' stancante il concerto, alla fine sarebbe piaciuto anche a loro.
Si sarebbero lamentati della confusione,  di noi giovani e della nostra maleducazione, ma la mamma sotto il suo cappello avrebbe riso orgogliosa di sua figlia innamorata della musica.
Ho comprato dei gadget per loro, due magliette ed un bracciale per quello scemo di mio fratello che troverò imbronciato al mio rientro.
La calca sta aumentando guidata dall'entusiasmo, il concerto è quasi finito e sembrano esserci urla di protesta. Avverto dei boati, forse dei fuochi di artificio, mi volto e per un attimo vedo stravolto lo sguardo di Tom, mi urla qualcosa ma si è allontanato risucchiato dalle persone ed io non riesco a sentirlo.
Voglio raggiungerlo a tutti i costi ma delle urla di orrore raggiungono prima me indebolendomi.
Non ci sento, non vedo più nulla, solo parte del  mio top bianco macchiato di rosso e i miei jeans che sembrano essere stati dilanianti da una belva.
Mi lascio cadere a terra, mi manca il respiro e credo di non sentire più i miei arti.
Tom urla e cerca di raggiungermi ma il fiume di gente che corre lo trascina.
La sua camicia strappata, l'ultima cosa che noto.



Era una splendida serata la nostra, un primo giorno di vita nuova, una calda serata di primavera ed ora, guardo tutto dall'alto come una mongolfiera, sospesa  immobile pronta per un lancio di sola andata...

martedì 30 maggio 2017

Politica Americana? Ma anche siciliana!

Dopo un anno di attesa ritorna il nostro amato House of Cards.
Si parla di giochi sporchi nella politica americana e la sceneggiatura è ad ogni stagione sempre più accattivante.
Ci hanno fatto battere il cuore Frank e Claire, soprattutto quando il presidente guardando in camera sembra attendere dal suo pubblico un cenno di approvazione e gratificazione per i suoi misfatti.
Seguendone le vicende che chiaramente sono in scala maggiore rispetto alle nostre non posso fare a meno di trovare delle similitudini con la nostra politica italiana, oltre che siciliana naturalmente.
Cambiano i personaggi, cambiano gli ambienti ma i giochi sporchi e i meccanismi che li definiscono sono molto simili.
Piccoli trabocchetti, inganni, ricatti, accordi sotterranei e pugnalate alla spalle.
I nostri politici oggi riescono a camuffarsi in grosse comari di quartiere che cercano di di affondarsi a vicenda.
Per non parlare del periodo che preannuncia le elezioni, i nostri politici sembrano fare concorrenza a grasse pettegole che armate di mestoli e coltelli da cucina, fanno il giro delle porte per accattivarsi qualche polletto al quale spennare quattro voti.
Promesse, voti di scambio, fantasie.
È così diffusa da noi questa mentalità che ormai la gente tiene stretto Il proprio voto regalandolo solo a chi prometterà un posto di lavoro in cambio, ma alla fine questa si accontenterà anche soltanto di ricevere cinquanta euro, meglio che niente!
Così ecco acquistati un nome e un cognome per pochi euro, ecco acquistata la dignità di una persona per una manciata di riso.
La colpa è anche nostra? Chi lo sa, forse, magari chi giudica facilmente non si è mai trovato a dover fare i conti con dei figli che rimangono a bocca asciutta per non avere in tavola un pezzo di pane che li possa sfamare.

Ieri guardavo il mio paese, sembrerebbe una bella cittadina sul mare quella di Mascali.

Potrebbe trovarsi anche in una buona posizione sia a livello turistico che commerciale, si respirava aria buona, i cibi sono genuini, e non c'è troppo smog.
Forse basterebbe poco per renderla un piccolo gioiello, in fondo si trova a pochi km da Taormina e il mare non ha nulla da invidiare a quello di giardini.
È stata oggetto di forti giochi politici e mafiosi Mascali, tanto da essere commissariata per diversi anni, ed ora che sembrava ci stessimo assestando perché finalmente esistevano un sindaco e una giunta  comunale, abbiamo iniziato a capire che molte cose non funzionano.
Ne avrei un elenco, però vi voglio regalare una carrellata di foto della piazzetta sotto casa mia e che da diversi giorni si trova nelle medesime condizioni,la rotonda di Padre Pio che il prete, le devote in realtà, di tanto in tanto puliscono armate di scopa e buona volontà.
Non c'è un parco a Mascali, solo qualche piazzetta con due alberi qua e là e tutti i cittadini che portiamo i nostri cani a passeggio tra questi quattro alberi, o quasi
tutti, in genere siamo forniti di sacchetti per escrementi, perché noi teniamo alla nostra salute e alla nostra terra.
E poi, con quello che paghiamo di spazzatura, vogliamo parlare della indifferenziata solo il venerdì?
Vi lascio alle immagini che con tristezza ho catturato ieri e auguro di cuore a tutti una  buona giornata.
Altro che Politica americana.....